Pecora Bollita
Descrizione
La vocazione pastorale della Sardegna si ritrova anche nei suoi piatti tipici, che in passato venivano realizzati con i prodotti ottenuti grazie al duro lavoro dei pastori. Uno di questi piatti è la pecora bollita, il cui nome originale è pecora in cappotto. Si tratta di un secondo a base di carne di pecora, appunto, che fa parte della tradizione gastronomica sarda.
Se amate i piatti della cucina regionale, dovete assolutamente provare questo saporito stufato di carne di pecora, ideale da portare in tavola anche quando si hanno ospiti. Ecco come potete realizzarlo.
Ingredienti
ricalcolare le dosi degli ingredienti
- Carne di pecora 2000 g
- Cipolle bianche 4
- Patate 4
- Carote 2
- Coste di Sedano 1
- Rametti di timo 2
- Prezzemolo q.b.
- Peperoncino q.b.
- Sale q.b.
Preparazione
- 1 Tagliate la carne di pecora in pezzi piuttosto grandi ( se preferite, potete farla tagliare dal vostro macellaio di fiducia), mettetela in una pentola sufficientemente capiente e copritela con acqua fredda. Portate la pentola sul fuoco e attendete che l’acqua giunga a ebollizione, poi schiumatela e unite alla carne di pecora il prezzemolo, il sedano, le carote, il peperoncino e il timo e insaporitela con un po’ di sale. Fate attenzione a non esagerare; nel caso, potete aggiungerne ancora in un secondo momento.
- 2 Dopo circa 1 ora di cottura, unite alla pecora in cappotto anche le cipolle sbucciate intere e, dopo altri 10 minuti, le patate, anch’esse intere e con la buccia. Lasciate cuocere il tutto per un’altra ora.
- 3 Quando le patate saranno cotte, pungete la carne di pecora con una forchetta per verificarne la cottura: se risulta morbida, vuol dire che è pronta. Per servire la pecora bollita, trasferite la carne, le patate e le cipolle in un contenitore di coccio dai bordi alti, così potrete unirvi anche il brodo di cottura.
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Curiosità
La pecora bollita è un piatto della tradizione sarda legato alla pastorizia.
Questo tipo di cucina è legata anche alla moltitudine di allevatori di pecore presenti nel territorio, che propongono la cottura di questo animale servito con varie pietanze e contorni come verdure o odori come salvia e rosmarino.
È un tipo di cucina molto semplice che gli stessi pastori hanno consumato, da secoli, sempre seguendo il ciclo di vita degli ovini.
La maggioranza dei piatti legati a questa tradizione sarda si consumano all’aria aperta in comitive e sono, ad oggi, molto apprezzati dai turisti.
Infatti, i pastori della zona di Orgosolo, e in particolare del territorio della Barbagia, dopo la transumanza, propongono la pecora bollita e lo fanno ospitando i turisti nei loro ovili durante il pranzo. Sicuramente la loro ospitalità e la cucina ottima rendono il tutto più gustoso e indimenticabile.
Negli ultimi tempi, molti paesi sardi, stanno riscoprendo questo appetitoso secondo piatto pastorale. Infatti viene organizzata la “sagra della pecora” creando così un’occasione per valorizzare questa risorsa, molto spesso sottovalutata o limitata alla sola produzione di agnelli da latte. In queste sagre i turisti potranno gustare molteplici piatti a base di pecora, come la pecora bollita, zuppe o arrosticini.
È interessante sapere che la sagra più antica della pecora è quella di Ploaghe e viene organizzata dal 1980 a Ferragosto.
Ogni anno, a questa sagra, partecipano una grande quantità di turisti, che nel 2012, fecero registrare il record di 130 pentoloni in cui la pecora venne cotta e servita.